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sabato 14 settembre 2013

La "crescita" e il "conto della serva"

di Claudio Rossi

Non c’è politico o economista, sindacalista, commentatore o “esperto” che non invochi la “crescita” (sottinteso del PIL) come mezzo, se non anche come fine, per risollevare le sorti del paese in crisi, la sua credibilità internazionale, la possibilità di redimere il debito pubblico lo sviluppo dell’occupazione e così via discettando.

Secondo quanto attestato dall’ISTAT, il PIL italiano è sempre cresciuto nel trentennio che va dal 1978 al 2008. L’Italia dovrebbe quindi essere mediamente molto più ricca e felice di allora. Dimentichiamo pure la recessione degli ultimi tre anni (la sostanza cambia poco) ma, per chi ha sufficiente memoria, confrontando l’Italia di allora con quella di oggi, qualcosa non torna :
  • Trent’anni fa le prestazioni del Sistema Sanitario Nazionale erano completamente gratuite;
  • La vita lavorativa terminava intorno ai sessant’anni dopodichè si aveva il diritto (applicato) ad un trattamento pensionistico migliore di quello attuale.
  • Le retribuzioni del lavoro dipendente (non solo nel settore industriale, ma anche del terziario) consentivano un tenore di vita comunque dignitoso e la sopravvivenza era garantita a tutti i lavoratori.
  • L’incidenza della disoccupazione era inferiore a quella attuale e, soprattutto per chi aveva buoni titoli di studio, le opportunità di lavoro di qualità erano molto solide, al punto che si importava manodopera dai paesi del terzo mondo per i lavori usuranti o sgraditi.
  • Il debito dello Stato non era nemmeno lontanamente confrontabile con quello attuale.
La ricchezza percepita allora dall’italiano medio era, quindi, molto superiore a quella percepita oggi. Il tutto senza voler considerare l’enorme sviluppo tecnologico che, in questi trent’anni avrebbe dovuto apportare una tale efficienza al sistema (consideriamo solo i progressi dell’informatica e la telefonia mobile) da consentire ulteriore benessere nel paese.
Se si conviene su queste valutazioni si rileva che, malgrado la continua “crescita”, non si è prodotto un arricchimento, ma un arretramento del benessere nella vita normale media di un cittadino italiano.
A mio modo di vedere “la crescita” non solo non misura realmente la ricchezza di una nazione ma - per evidenza storica - non è quella panacea che ci viene insistentemente raccomandata da politici e economisti.

Se invece - coerenti con il pensiero “main stream” - si accetta che l’Italia sia molto, ma molto più ricca di allora, l’unica spiegazione che abbia una qualche base di ragionevolezza, è che che tutta la maggior ricchezza prodotta dal sistema e parte di quella precedente, sia andata a concentrarsi talmente tanto nelle mani delle fasce più ricche e ristrette, da incidere pesantemente anche sul benessere “medio” di tutto il resto della popolazione italiana. 

14 commenti:

  1. @Claudio Rossi
    Ottimo "editoriale". Purtroppo quello che accade in Italia lo vediamo tutti coi nostri occhi: sempre più numerose le automobili "da ricchi" per strada, sempre più numerosi i poveri che si rivolgono alla Caritas e ai servizi pubblici.
    Confrontare questo
    Paperoni a prova di crisi: In Italia aumentano i super-ricchi
    con questo
    Italia, record di poveri: numeri sulla povertà in crescita

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  2. Completamente OT ma molto interessante:
    su Cobraf c'è un messaggio di Cures che racconta retroscene dei suoi rapporti con Rossi.
    Comunque secondo Cures l'Effetto Rossi è decisamente reale.
    http://cobraf.com/forum/topic.php?reply_id=123510924&topic_id=5747&ps=20&pg=1&sh=0

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  3. Altro OT, che comunque può interessare molti:
    http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Bassano/210547/

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  4. Per restare in tema, l'andamento del PIL reale negli anni è questo:
    http://img.ibtimes.com/it/data/images/full/2013/03/14/24944.png
    Il picco superato a parer mio non è più superabile, è già tanto se l'Italia resta a galla. La delocalizzazione industriale non farà altro che acuire la crisi finchè non ci sarà un abbassamento del costo del lavoro che farà tornare competitiva la produzione in loco. E fino ad allora la disoccupazione la farà da padrone. Ergo, + disoccupati, -consumi, +crisi.

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  5. Certo che è così come scrive Claudio Rossi. Ha mancato di citare la globalizzazione e la perdità di lavoro che è derivata dalla maturità tecnologica in alcuni settori chiave. La competitività dei paesi emergenti ha messo in crisi i nostri prodotti ecc. ecc. Se crescita ci sarà, sarà crescita senza lavoro. In questo frangente ogni governo nazionale ha grandi problemi di quadratura di bilancio e continua a ridurre servizi essenziali (scuola, assistenza sanitaria, pensioni) perché? Perché ci hanno abituato a ragionare senza tener conto di alcuni fattori quali la speculazione finanziaria in primis e i meccanismi di accumulo ideati da questo tipo di capitalismo. Noi tiriamo la coperta sempre corta ma in realtà la coperta è molto più grande di quella che appare. Si deve intervenire sulla speculazione finanziaria e sulla redistribuzione della ricchezza accumulata da una piccola parte di popolazione. Durante la fase acuta della crisi qualcuno ha accennato al cambiamento delle regole per bloccare la speculazione finanziaria ma ora non ne parla più nessuno.

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  6. da

    https://www.google.com/search?q=life+expectation%2C+italy&ie=utf-8&oe=utf-8&aq=t#q=life+expectancy+in+italy

    aspettativa di vita nel 2011 82 anni, nel 1978 73,7 anni. Ma devono essere tutti anni in più di malattia, dolore e tristezza.

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  7. @Franco Rabbiosi

    Non ho citato "la globalizzazione e la perdita di lavoro" perchè questi sono elementi che, anche secondo i criteri della contabilità pubblica, avrebbero fatto diminuire il PIL. La mia constatazione e' che, a fronte di una rilevata continua crescita del PIL (comunque "crescita", malgrado la contrazione dell'export e del lavoro) la situazione per la maggioranza del paese, e' andata peggiorando sensibilmente.

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  8. Non me ne intendo ma, la prima cosa che mi ha fatto pensare questo articolo è:
    -una volta la gente viveva con molti meno "optionals" che purtroppo oggigiorno sono indispensabili per poter definire la propria vita "normale" o standard.

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  9. Racconto un piccolo episodio accaduto in quelli anni che dà una briciola di spiegazione di come sono andate le cose. Scuola Media primi anni 80, arriva un rappresentante sindacale della CIGL scuola ad imbonirci della bontà del nuovo contratto. Io gli dico che fa schifo la paga è modesta, non c'è meritocrazia. Mi dice "ma come! Col nuovo contratto tu puoi andare in pensione presto! E' una nostra conquista!" Lo guardo esterrefatto e gli dico: "Scusi lei sa fare i conti?" Perché mi chiede (era un avvocato e statisticamente si può controllare che sceglie quella professione chi va male in matematica). Proseguo estraendo una calcolatrice e, conti alla mano, dico "vede quel signore là, è un avvocato che insegna francese in questa scuola come seconda professione, ha 39 anni e va in pensione con la sua meravigliosa trovata. Vede se quel signore vivrà fino a 75 anni calcolando le ore fatte fin qui e tenendo conto della pensione che prenderà... alla fine ogni ora costerà del suo lavoro avrà costato allo stato 500.000 (cinquecentomila lire di allora).
    OK mi dice il rappresentante CIGL "Scusi lei da che parte sta? si goda il vantaggio e stia contento" Gli feci notare allora che quel vantaggio era per avvocati, ingegneri, liberi professionisti che avevano un doppio lavoro, mogli di medici o di gente che poteva mantenerle a casa. Il mio discorso di allora ora risulta chiaro lo capiscono finalmente anche loro, ma hanno la memoria corta. Le premesse del disastro in cui ci troviamo hanno mille sfaccettature e una partenza lunga... e le colpe... ad ognuno il suo!!!!

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  10. che i soldi non facciano la ricchezza non è proprio stato scoperto oggi. Bisognerebbe quindi confrontarsi su cosa sia ciò che consideriamo benessere e ricchezza, su quali siano i minimi requisiti di vita dignitosa. Ne verrebbe un post chilometrico, e lo dico per certo perchè già ne seguo uno identico su un sito per expat: il tema è se sia possibile vivere nel paese in questione con 800 euro di rendita. Trattandosi di un paese ricco ma dove il reddito medio è sotto i 400 euro al mese ovviamente non si riescono a mettere daccordo nemmeno i vari expats. Addirittura c'è chi sostiene, legittimamente, che l'Italia sia più economica del paese in questione.

    Mi sembra però abbastanza singolare confrontare oggi a 30 anni fa: oggi c'è, forse, la più grande crisi economica di sempre, mentre 30 anni fa c'è stata, di sicuro, il periodo di più importante sviluppo economico di sempre. E' un po' come confrontare una 500 di 30 anni fa con una porsche appena uscita di fabbrica oggi. Ovviamente si troveranno un sacco di persone che, legittimamente, vi spiegheranno che è molto meglio la 500...

    Molto più correttamente, forse, alcune statistiche legano la ricchezza ai consumi. Ne consegue ad esempio che io che sono benestante (e sinceramente mi considero anche ricco, anche se non possiedo neanche una macchina o un telefono) verrei considerato assolutamente povero. La mia ragazza e quasi tutti quelli che mi conoscono sostengono che io sia tirchio, senza tanti giri di parole. Io ritengo semplicemente di essere contrario ad un certo tipo di consumismo. Ne consegue anche che una persona che guadagnasse la mia stessa cifra ma che avesse 2-3 figli probabilmente verrebbe considerata ricca. Paradossalmente secondo me ha anche senso.
    g

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  11. @Daniele
    purtroppo la struttura del blog non permette di approfondire gli argomenti congeniali.
    mi permetto di inserire un ot a tutto tondo
    sperando di non disturbare.
    ho trovato questa interessantissima pagina
    nella quale l'autore descrive due esperimenti risolutivi riguardo l'esistenza dell'etere

    http://www.cortesi-gravity.it/pag_8.html

    Osservazioni sulla possibile trasmissione e ricezione di accelerazioni e decelerazioni di momenti Angolari (probabili O.G.) a distanza via etere .scoperta della interazione gravitocentrifuga

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  12. Il PIL Prodotto Interno Lordo, che valore esprime? Se cresce aumenta anche il benessere dei cittadini? Perché l'economia è costretta a farlo continuamente aumentare

    http://www.youtube.com/watch?v=YfVhtQMBlwQ

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  13. @ luca

    In effetti alle tue domande "la vecchia economia" non e' in grado di rispondere; sono invece giuste le considerazioni del filmato. C'e' ormai bisogno una "nuova" economia che trovi un equilibrio senza correre sempre piu' a scapicollo verso una crescita impossibile che devasta l'ambiente e non apporta soddisfazione, ma anzi stress e infelicita' all'uomo.
    Dobbiamo ricordare che il sistema turbo-capitalistico finanziario comunque DEVE creare scarsita' (anche inducendo bisogni che nessuno prova) perche' solo nella scarsita' trova spazio il margine di profitto e quindi il trasferimento di ricchezza dai consumatori ai produttori. Questo e' un altro motivo per cui - malgrado gli evidenti disastri attuali e prospettici - la "vecchia economia" continua a imporre la "crescita" come soluzione di tutti i problemi.

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