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È partito lunedì 10 giugno scorso il tour italiano di Warren Mosler e Paolo Barnard sulla MMT. Dopo le prime conferenze svoltesi a Montalto Uffugo (CS) e Cagliari, il tour questa settimana farà tappa
- Giovedì 13 giugno alle ore 10:00 a Caltanissetta e alle ore 20.00 a Palermo
- Venerdì 14 giugno alle ore 20:00 a Roma
- Sabato 15 giugno alle ore 17:00 ad Avezzano
- Domenica 16 giugno alle ore 17:00 il tour ME-MMT toccherà l'Umbria a Santa Maria degli Angeli di Assisi (PG)
Dopo che le conferenze si saranno tenute nei giorni successivi a Recanati (MC), Cingoli (MC), Siena, Savona, Ferrara, Treviso, il tour si concluderà il 22 giugno a Cantù (CO).
Plego!
RispondiEliminaGrazie a te Daniele. Riporto qui di seguito un'ottimo articolo de L'Unione Sarda sulla tappa sull'isola del Mosler-Barnard tour, articolo in cui la MMT è sintetizzata in modo splendido:
RispondiEliminahttp://memmt.info/site/wp-content/uploads/2013/06/UNIONE-SARDA-MOSLER-BARNARD-web.jpg
ECONOMIA - Addio all'euro
Ha fatto tappa a Cagliari il tour degli esponenti della Modern Money Theory
«CON LA LIRA SAREMMO FELICI»
Mosler e Barnard: bisogna tornare alla sovranità monetaria
Occupazione piena, prezzi sotto controllo e crescita a doppia cifra. Un miracolo? Così appare agli occhi di tanti italiani. Ma secondo l'economista americano Warren Mosler, la strada per arrivare alla economica non è poi tanto complicata. A Cagliari, accompagnato per il suo tour nazionale dal giornalista e saggista Paolo Barnard, Mosler, uno dei padri putativi della Modern Money Theory (MMT(, filone economico post-keynesiano, illustra la sua ricetta per salvare l'Italia dalla crisi. Prima di tutto una premessa. «L'Italia deve lasciare l'euro e tornare alla lira. Il governo di uno Stato con moneta sovrana può e deve finanziare senza limiti la piena occupazione», spiega Mosler. «Questo perché il lavoro rappresenta la ricchezza indistruttibile di un'economia». Lo Stato, in sostanza, deve spendere senza i lacci di un deficit in pareggio.
INFLAZIONE E PRESTITI. Il ritorno alla lira, per molti economisti, accenderebbe la miccia dell'inflazione, con un'impennata dei prezzi. «Non mi risulta che l'Inghilterra, per restare in un Paese senza l'euro, abbia chissà quale inflazione», risponde Mosler. «Piena occupazione significa far crescere la produzione economica. E se c'è una domanda che la soddisfa, allora i prezzi non lieviteranno». Esattamente il contrario, sottolinea Barnard, «della proposta di un reddito di cittadinanza, che sì creerebbe inflazione, visto che butterebbe sul mercato tanta moneta a cui non corrisponderebbe un aumento della produzione». Ma oggi uscire dall'euro è una scelta veramente praticabile? «Se vogliamo salvarci sì», dice Barnard. E anche per chi ha un mutuo da pagare il ritorno alla lira non è un pericolo: basterà presentarsi in banca e chiedere un rifinanziamento del mutuo nella nuova moneta, che al nuovo tasso di cambio, stabilito dal governo, potrebbe essere più forte dell'euro. «Però non basta. Una volta fuori dall'euro, lo Stato italiano deve applicare il principio della spesa a deficit positivo per la piena occupazione. In altre parole, il governo deve spendere di più di quanto incassi con le tasse», commenta Barnard. Altrimenti, poco migliorerà, così come accade negli USA o in Gran Bretagna, che pur avendo una sovranità monetaria sono imbrigliati dall'idea che il bilancio debba stare sempre e comunque in pareggio».
IL DEFAULT. Con un obiettivo di piena occupazione da raggiungere attraverso la spesa pubblica che può diventare incontrollabile, non c'è il rischio di un fallimento? «È impossibile che uno Stato con moneta sovrana possa essere costretto al default», puntualizza Mosler. «Questo perché essendo detentore della propria valuta ha capacità illimitata di onorare i suoi debiti. I mercati non potrebbero mai, in questo caso, aggredire l'economia dello Stato». E se «per onorare quei debiti c'è bisogno di fare altri debiti, ben vengano», aggiunge l'esperto. Insomma, per Mosler e Barnard, il deficit positivo «è un dovere dello Stato, che ha l'obbligo di creare lavoro a sufficienza affinché i suoi cittadini possano pagare le tasse».
LE ESPORTAZIONI. La Modern Money Theory offre anche un'altra visione rispetto alle esportazioni, considerate come un costo. «La vera ricchezza per il Paese sono i beni e i servizi prodotti internamente, più quelli che il resto del mondo ci invia», afferma Mosler. «Questo principio è supportato non solo dall'evidenza logica, ma anche da alcuni esempio: Cina, Giappone e Germania», dice Mosler, «soffrono di disfunzioni interne gravi, come il crollo dei consumi e dei redditi reali e dell'aumento esasperante dei ritmi lavorativi. Gli Stati Uniti, al contrario, sono e rimangono la prima potenza economica del mondo, e non per nulla dedicano alle esportazioni una quota minore dell'economia, che è all'89% domestica». In altre parole, sintetizza l'economista americano, «si deve comprendere che la corsa all'export implica la dedizione al lavoro di masse di persone e di mezzi per realizzare prodotti che saranno goduti da altri fuori dall'Italia. In cambio, riceviamo beni finanziari precari e che diventano profitti delle grandi multinazionali e solo in parte redistribuiti fra i cittadini».
EliminaIL CREDITO. Le idee di Mosler impongono, inevitabilmente, una rivoluzione nel settore creditizio. «Uno Stato pienamente sovrano», conclude Mosler, «deve regolamentare il comparto bancario esclusivamente nell'interesse pubblico. Primo, va estirpato il settore finanziario perché parassita. Secondo, vanno eliminate le funzioni bancarie che esulano dal pubblico interesse. Terzo, va cancellata l'emissione di titoli del Tesoro, che costano allo Stato cifre immense in interessi e parcelle di intermediari finanziari».
Lanfranco Olivieri