All'Ombra del melograno (Baldini Castoldi Dalai Editore, 2009) è un romanzo storico ambientato in Spagna un decennio dopo quella resa di Granada (Gharnata), avvenuta il 2 gennaio 1492, che sancì la conclusione della Reconquista a opera dei re cattolici Isabella e Ferdinando.
Attraverso le vicende e vicessitudini di una nobile famiglia araba, i Banu Hudayl, ci è dato assistere in prima fila al tramonto della raffinata e colta civiltà islamica, che aveva raggiunto il suo apice in terra d'Europa, per venire infine sopraffatta da una Cristianità feroce, come l'impero romano dai barbari. Emblematico il prologo del romanzo: il rogo di libri musulmani di fede, scienza, filosofia e letteratura, ordinato dal potente e machiavellico confessore della regina Isabella, Ximenes de Cisneros nella piazza del mercato del Bab al-Rambla a Gharnata nel 1499, avvio di una campagna di conversione forzata dei musulmani alla religione cattolica che nel romanzo vediamo farsi via via sempre più violenta.
In questa atmosfera da crepuscolo degli dei, la storia dell'Andalusia di inizio XVI secolo si mescola alle vicende private delle ultime generazioni della famiglia Hudayl, in particolare quelle degli ultimi eredi Zuhayar, Hind e Yazid e con loro di molti altri personaggi. Questa piccola ma densa saga familiare si presterebbe benissimo - e penso prima o poi succederà - a essere trasformata nel copione di un film di successo.
All'ombra del melograno è un libro che non consiglio di leggere a chi preferisce voltare la faccia
alle atrocità perpetrate dalla chiesa cattolica in nome di Dio e continuare a disconoscere che la civiltà araba abbia
insegnato molto più a quella occidentale (basti pensare alle scienze
matematiche, mediche, astronomiche ecc.) di quanto questa potrebbe oggi
insegnare a quella.
A chi invece lo leggerà, auguro non capiti di arrivare a pagina 270 e scoprire che alla copia che ha in mano mancano 5 pagine. Ahimè, ho dovuto attendere 3 settimane prima di riuscire a procurarmi una copia integra e divorare le ultime 70 pagine, altrimenti avrei letto il libro in pochi giorni tutto d'un fiato. Temo che questa pausa forzata nella lettura abbia pesato sulla sensazione che mi è rimasta dell'opera: infatti mi sono molto piaciuti i primi 4/5 e meno l'ultima parte, dove ho sentito precipitare, assieme agli eventi sempre più incalzanti e tragici, forse un po' anche il buon equilibrio della narrazione.
Notevole il coupe de theatre che l'autore ci offre nella pagina dell'epilogo; la figura inquietante del Capitano d'armi che compare negli ultimi capitoli dava comunque il sentore di qualcosa del genere! Tra l'altro - vedi le coincidenze della vita - qualche mese fa scrissi un post che parlava... proprio di quel capitano lì. ;-)
Per finire qualche riga sull'autore, Tarik Ali, nato in Punjabi nel 1943 e naturalizzato inglese, storico, saggista, commentatore politico e romanziere. Baldini Castoldi Dalai ne ha pubblicato anche Il libro di Saladino (2010), Un sultano a Palermo (2007) e i saggi di geopolitica I pirati dei Caraibi. Un asse di speranza (2009) e Il duello. Il Pakistan sula traiettoria di volo del potere americano (2008).
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