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sabato 31 luglio 2010

Viaggi e mete dell'amore

Ogni persona è un continente inesplorato. E l'amore somiglia a un vascello che ci porta dall'altra parte dell'oceano, più o meno rapidamente, dai pochi nodi di un veliero al teletrasporto di Star Trek. Sia come sia, arriva il momento di sbarcare in una terra vergine. A questo punto dovremmo sapere che amare non è protrarre all'infinito la navigazione, né condividere solo l'ebrezza del viaggio in mare. Nemmeno affrettarsi ad abbattere alberi, costruire una casa, arare e seminare un campo e ritrovarsi a rincorrere se stessi. Naturalmente la meta non era l'arrivo sulla spiaggia. La meta è oltre i monti che spuntano dal profilo della foresta, ma conviene, per adesso, distrarre l'attenzione dalla meta e concentrarsi sul presente. Non avere fretta. Ascoltare i rumori della foresta e della sua vita selvaggia. Mappare sorgenti e fonti di cibo, esplorare grotte. Ce n'è voluto per capirlo, ma riparto da qui. Ringraziando chi mi ha portato a rifletterci.

2 commenti:

  1. L'attesa. Quella strana dimensione a cui non siamo più avvezzi, quella sospensione dell'azione che respingiamo convinti di poter progredire sempre, come fossimo missili lanciati nello spazio a raccogliere stelle e a riportarle in Terra per catalogarle e sancirne l'età, e nello stesso tempo aver dimenticato quanto brillino.

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