Quale è la percentuale dei "fannulloni" nel pubblico impiego? Visto che la "guerra ai fannulloni" è stata la principale occupazione del ministro Brunetta, un non addetto ai lavori potrebbe immaginare che sono la maggioranza. La realtà è che come pochi decilitri di petrolio bastano per inquinare uno specchio di mare pari a un campo di calcio, così basta una minoranza di lavativi per screditare un'intera categoria. Per esempio, un'amica che come me lavora nel comparto pubblico, mi ha raccontato di un'altra professionista con la sua stessa laurea, che chiamerò Fannullonella, in servizio nella medesima struttura. Bene, la mia amica ha ormai constatato senza ombra di dubbio che Fannullonella viene stipendiata 3500 € al mese per non fare assolutamente nulla, salvo marcare ingresso e uscita. Ovviamente, sia all'amica sia a me, sempre sommersi di lavoro in cambio di 1500 € al mese, basterebbe il pensiero che Fannullonella fosse pagata quanto noi a farci venire un diavolo per capello, figuriamo così! E quello che non comprendiamo e perché i superiori di Fannullonella non prendano provvedimenti. C'è poi il problema della competenza tecnica e delle qualità umane di chi ricopre incarichi di una certa delicatezza. Proprio oggi parlavo con una psicologa di un insegnate sotto indagine a Perugia per gravi azioni commesse contro gli alunni (notizia di oggi in cronaca locale), e lei ha preso la palla al balzo per raccontare che pochi giorni fa un preside le ha detto: "Gli insegnanti problematici non li metto mai tutti nella stessa sezione". Sarà anche una battuta, ma la dice lunga sulla brutta aria che tira nella scuola da un po' d'anni. Quel che è certo è che non si deve fare di tutta l'erba un fascio. In mezzo ai lavoratori di un ministero romano o di un grande ente, può ancora esserci qualche pecora nera imboscata tra i vicoli morti della burocrazia. Ma è molto meno facile che questo accada in un ente pubblico locale come un Comune, i cui dipendenti hanno quotidianamente di fronte cittadini che esigono servizi, o amministratori che chiedono conto dell'avanzamento di mille progetti. Ecco perché un dipendente pubblico coscienzioso rischia l'ulcera ogni qualvolta s'imbatte in un nuovo proclama del ministro Brunetta sulla “guerra ai fannulloni”. Personalmente non gli rimprovero l'intento, quello lo condivido, ma la tattica: non mi pare molto intelligente gettare il napalm su un campo di grano per eliminare le erbacce! Così la maggioranza degli statali, cioè quelli che fanno il loro dovere (e spesso più), sta vivendo il new-deal brunettiano. Non lo dico per difesa di categoria, ma per esperienza diretta, compresa quella di cittadino utente di altri dipendenti pubblici: gli impiegati e i funzionari ligi al loro dovere sono tantissimi, i “fannulloni” sono l'eccezione. A dirla tutta, se finora la nave Stato non è affondata è proprio in virtù dei sacrifici di chi al suo interno si fa in quattro per farla camminare, inventandosi ogni giorno come tamponare carenze di budget, di personale e di mezzi strumentali, in condizioni di lavoro che nel settore privato sarebbero inconcepibili e avrebbero portato al fallimento aziendale.
Siamo appassionati d’Amore onestà spiritualità arte poesia politica democrazia sostenibilità tecnologia green-energy cold-fusion LENR medicina alternativa cambi di paradigma rivoluzioni scientifiche criptoarcheologia e “tante cose infinite, ancor non nominate”. Siamo uno specchio capovolto della realtà, fuori c’è il patriarcato qui una "società gilanica", fuori c’è ancora la società del petrolio qui dentro siamo pro E-Cat (funzionanti), mobilità elettrica, fotovoltaico, sistemi d'accumulo ecc.
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venerdì 28 maggio 2010
La rabbia degli statali
Quale è la percentuale dei "fannulloni" nel pubblico impiego? Visto che la "guerra ai fannulloni" è stata la principale occupazione del ministro Brunetta, un non addetto ai lavori potrebbe immaginare che sono la maggioranza. La realtà è che come pochi decilitri di petrolio bastano per inquinare uno specchio di mare pari a un campo di calcio, così basta una minoranza di lavativi per screditare un'intera categoria. Per esempio, un'amica che come me lavora nel comparto pubblico, mi ha raccontato di un'altra professionista con la sua stessa laurea, che chiamerò Fannullonella, in servizio nella medesima struttura. Bene, la mia amica ha ormai constatato senza ombra di dubbio che Fannullonella viene stipendiata 3500 € al mese per non fare assolutamente nulla, salvo marcare ingresso e uscita. Ovviamente, sia all'amica sia a me, sempre sommersi di lavoro in cambio di 1500 € al mese, basterebbe il pensiero che Fannullonella fosse pagata quanto noi a farci venire un diavolo per capello, figuriamo così! E quello che non comprendiamo e perché i superiori di Fannullonella non prendano provvedimenti. C'è poi il problema della competenza tecnica e delle qualità umane di chi ricopre incarichi di una certa delicatezza. Proprio oggi parlavo con una psicologa di un insegnate sotto indagine a Perugia per gravi azioni commesse contro gli alunni (notizia di oggi in cronaca locale), e lei ha preso la palla al balzo per raccontare che pochi giorni fa un preside le ha detto: "Gli insegnanti problematici non li metto mai tutti nella stessa sezione". Sarà anche una battuta, ma la dice lunga sulla brutta aria che tira nella scuola da un po' d'anni. Quel che è certo è che non si deve fare di tutta l'erba un fascio. In mezzo ai lavoratori di un ministero romano o di un grande ente, può ancora esserci qualche pecora nera imboscata tra i vicoli morti della burocrazia. Ma è molto meno facile che questo accada in un ente pubblico locale come un Comune, i cui dipendenti hanno quotidianamente di fronte cittadini che esigono servizi, o amministratori che chiedono conto dell'avanzamento di mille progetti. Ecco perché un dipendente pubblico coscienzioso rischia l'ulcera ogni qualvolta s'imbatte in un nuovo proclama del ministro Brunetta sulla “guerra ai fannulloni”. Personalmente non gli rimprovero l'intento, quello lo condivido, ma la tattica: non mi pare molto intelligente gettare il napalm su un campo di grano per eliminare le erbacce! Così la maggioranza degli statali, cioè quelli che fanno il loro dovere (e spesso più), sta vivendo il new-deal brunettiano. Non lo dico per difesa di categoria, ma per esperienza diretta, compresa quella di cittadino utente di altri dipendenti pubblici: gli impiegati e i funzionari ligi al loro dovere sono tantissimi, i “fannulloni” sono l'eccezione. A dirla tutta, se finora la nave Stato non è affondata è proprio in virtù dei sacrifici di chi al suo interno si fa in quattro per farla camminare, inventandosi ogni giorno come tamponare carenze di budget, di personale e di mezzi strumentali, in condizioni di lavoro che nel settore privato sarebbero inconcepibili e avrebbero portato al fallimento aziendale.
2 commenti:
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Ah quei versi di quella canzone ;)
RispondiEliminaGià! ;-)
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