Ieri è morto Angese... uno dei vignettisti satirici le cui strisce hanno scandito i miei anni, dall'adolescenza ad oggi. Ne amavo il tratto largo e rotondo, il getto di china deciso come l'ironia: cruda, asciutta, elegante e mai volgare. Ignoravo che si fosse trasferito qui vicino a Perugia, presso la Libera Università di Alcatraz di Jacopo Fo. Dalle parole di commiato che lo stesso Jacopo gli ha dedicato su www.angese.it traggo questo omaggio (nell'omaggio) a una terza persona che ho avuto modo di conoscere e che so bene quanto si sia battuto, ricorrendo spesso più al volontariato che ai fondi pubblici, fino a riuscire a creare, letteralmente con la forza della volontà e della perseveranza, un servizio di Cure Palliative all'interno della ASL del Perugino di assoluta eccellenza, che testimonia un'Italia di tanti fatti e poche parole che si fa molto più onore di quell'altra, di tante parole e pochi fatti, che satura fino alla nausea i mezzi d'informazione.
In quest'Italia di merda ci sono cose che funzionano in modo straordinario.
In questi 2 mesi e mezzo di agonia abbiamo avuto contatti con diversi ospedali e cliniche, pubbliche e private. E abbiamo trovato isole di efficienza e di malsanità a volte divise solo da una porta. Nell'ultimo mese siamo finalmente approdati a una struttura pubblica assolutamente incredibile in Italia. Si tratta dell'Hospice di Perugia, clinica per le cure palliative, diretta dal professor Manlio Lucentini, con il quale collabora come psicologo il dottor Paolo Pannacci.
Si tratta di un luogo confortevole, colorato, con camere grandi per ogni singolo malato con un letto a disposizione di un parente. Sala da pranzo comune con libreria, divani, cucine a disposizione. Infermiere e dottori sono gentilissimi e presenti in modo premuroso e amorevole. E soprattutto queste persone riescono a compiere il miracolo di farti arrivare alla morte senza dolore aiutandoti anche psicologicamente. Il che in Italia è moltissimo, visto che siamo agli ultimi posti nella graduatoria mondiale dl consumo degli antidolorifici per i malati terminali. Queste persone hanno accompagnato Sergio, giorno per giorno sostenendolo in ogni modo. E in questo nella disgrazia è stato fortunato. Sergio ha avuto una morte dura, con una lunga estenuante agonia. Ma certamente ha avuto sopra tutto il grande dono della presenza di Ceres, la sua amatissima moglie che si è prodigata al di là del possibile, standogli vicino giorno e notte in un modo che poche persone riescono a fare. E credo che questo, insieme all'affetto degli amici che sono venuti a trovarlo da tutta Italia, sia stato per Sergio una giusta consolazione, un riconoscimento di quanto il suo amore, la sua amicizia e il suo lavoro siano stati per noi un regalo importante.
Ma tutto questo non sarebbe stato possibile senza l'esistenza dell'Hospice, di uno spazio umano dove Sergio ha potuto concludere con dignità la propria vita.
In quest'Italia di merda ci sono cose che funzionano in modo straordinario.
In questi 2 mesi e mezzo di agonia abbiamo avuto contatti con diversi ospedali e cliniche, pubbliche e private. E abbiamo trovato isole di efficienza e di malsanità a volte divise solo da una porta. Nell'ultimo mese siamo finalmente approdati a una struttura pubblica assolutamente incredibile in Italia. Si tratta dell'Hospice di Perugia, clinica per le cure palliative, diretta dal professor Manlio Lucentini, con il quale collabora come psicologo il dottor Paolo Pannacci.
Si tratta di un luogo confortevole, colorato, con camere grandi per ogni singolo malato con un letto a disposizione di un parente. Sala da pranzo comune con libreria, divani, cucine a disposizione. Infermiere e dottori sono gentilissimi e presenti in modo premuroso e amorevole. E soprattutto queste persone riescono a compiere il miracolo di farti arrivare alla morte senza dolore aiutandoti anche psicologicamente. Il che in Italia è moltissimo, visto che siamo agli ultimi posti nella graduatoria mondiale dl consumo degli antidolorifici per i malati terminali. Queste persone hanno accompagnato Sergio, giorno per giorno sostenendolo in ogni modo. E in questo nella disgrazia è stato fortunato. Sergio ha avuto una morte dura, con una lunga estenuante agonia. Ma certamente ha avuto sopra tutto il grande dono della presenza di Ceres, la sua amatissima moglie che si è prodigata al di là del possibile, standogli vicino giorno e notte in un modo che poche persone riescono a fare. E credo che questo, insieme all'affetto degli amici che sono venuti a trovarlo da tutta Italia, sia stato per Sergio una giusta consolazione, un riconoscimento di quanto il suo amore, la sua amicizia e il suo lavoro siano stati per noi un regalo importante.
Ma tutto questo non sarebbe stato possibile senza l'esistenza dell'Hospice, di uno spazio umano dove Sergio ha potuto concludere con dignità la propria vita.
Oltre a questo giustificatissimo omaggio al Dott. Manlio Lucentini, mi piace riportare anche l'estremo saluto, anzi l'arrivederci, con cui Jacopo saluta l'amico Sergio:
Il corpo del grande Sergio Angese, verrà bruciato. Le ceneri saranno sepolte [sabato 23 p.v. alle ore 17] nel territorio libero dell'Università di Alcatraz secondo le sue ultime volontà.
Sulla strada che va alla torre, la’ dove sono le pietre dipinte, seppelliremo l'urna con le sue ceneri sotto una grande pietra sulla quale sarà dipinto Astarte, il suo cavallo.
Chi passera’ da quelle parti potra’ parlare ad Angese.
Lui ha promesso che ascolterà.
Che tu possa cavalcare in eterno nelle praterie del cielo.
Il corpo del grande Sergio Angese, verrà bruciato. Le ceneri saranno sepolte [sabato 23 p.v. alle ore 17] nel territorio libero dell'Università di Alcatraz secondo le sue ultime volontà.
Sulla strada che va alla torre, la’ dove sono le pietre dipinte, seppelliremo l'urna con le sue ceneri sotto una grande pietra sulla quale sarà dipinto Astarte, il suo cavallo.
Chi passera’ da quelle parti potra’ parlare ad Angese.
Lui ha promesso che ascolterà.
Che tu possa cavalcare in eterno nelle praterie del cielo.
(Jacopo Fo)
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