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venerdì 20 aprile 2007

La prefazione di Chicca Morone
a Sospensioni di gravità

“L’abito da sera” di R. Magritte. L’immagine con la quale autore ed editore hanno scelto di attirare l’attenzione del lettore tra i mille volumi che oggi invadono i banconi delle librerie è già un segnale molto forte di ciò che entrambi vogliono comunicare al mondo dei lettori con questa simpatica nuova “creatura”.
La donna, la luna, il mare una perfetta triade simbolico spirituale attorno la quale si “interrompe” il monotono fluire del quotidiano per entrare in un vortice più profondo, là dove il poeta vuole donarci la sua verità, il suo sentire più autentico.
“Sospensioni di gravità” viene dopo l'esordio di "Ventidue passi d’amore”, il primo percorso magico attraverso emozioni e sensazioni di un uomo immerso nel mare dei sentimenti, ma non annegato, per cui consapevole dell’evolversi della propria storia e come tale lucido, non solo nella espressione verbale.
Un linguaggio che nel nuovo “bambino di carta” si è rinforzato, ha acquisito intensità, ha preso rinnovato vigore pur mantenendo la stessa ammirevole mancanza di orpelli nella semplicità di vocaboli.
In “Sospensioni di gravità” le parole si susseguono con un ritmo cadenzato, quasi una danza, portando alla luce concetti forti attraverso una forma leggera seppure consona alla particolarità del contenuto, tutt’altro che vago.
Scandito nel magico numero di sette, quasi a significare le infinite partiture che l’opera può offrire, il poeta affida alle orbite planetarie il compito di introdurre concetti misterici, esplicitandoli tanto da renderli non più misteriosi.
Il viaggio inizia dal Sole, suono che renderebbe percepibile l’anima, si incammina con l’eterno puer dai tratti mercuriali e prosegue incontrando l’Altro nell’orbita venusiana. Poi la Luna illumina il mondo occulto e Marte accende attrazione e repulsione in una esplosione di pienezza quale solo Giove può infondere, prima di essere recisa dalla forbice del giudizio saturnino.
Ma è nell’ombra luminosa e nella luce ombrosa che il poeta trova il modo di condividere la sua totalità: la compattezza di identificazioni di un sole cancerino, dominato dalla Luna e per questo alla ricerca di un femminile appagante per il quale essere messo al centro dell’Universo; la determinazione di un ascendente Leone, fiero della propria arte e come tale deciso a realizzare la propria missione poetica.
Se è vero che le Muse cantano attraverso quei pochi di noi che sanno accoglierle diventando loro semplici amanuensi, l’augurio più sincero che si possa fare a Daniele Passerini è di diventare presto quella canna di bambù animata dal sibilo del vento: allora potrà essere l'auspicata “girandola di luci e ombre, mossa dal respiro di Dio” nell’atto di “vivificare sempre i nostri cuori” attraverso il suo scrivere, vivendo giorni lieti o meno fortunati con la fantasia dell’eterno puer al quale tutto è concesso, come nel mito.

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