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giovedì 16 agosto 2018

Sulla tragedia del 14 agosto a Genova

Mettiamola così. 
C’è un concessionario (che trae lautissimi profitti dalla concessione) cui compete la sicurezza e il monitoraggio dell’infrastruttura che lo Stato gli ha affidato.
I suoi ingegneri nel 2009 valutano il ponte Morandi in condizioni di «assoluta sicurezza e stabilità», necessitante SOLO DI INTERVENTI DI ORDINARIA MANUTENZIONE. Poi «solo due anni più tardi, nel 2011, [la medesima struttura] è descritta come afflitta da “intenso degrado” ed è quindi “da anni oggetto di una manutenzione continua“

Ora, sbaglierò ma vedo emergere due possibilità:

1) effettivamente in soli 24 mesi si verifica - e viene monitorato e rendicontato - un imprevisto e drammatico ammaloramento strutturale del ponte... ma allora perché Autostrade non lo ha chiuso mettendo i governi di fronte al bisogno improcrastinabile di decidere con cosa sostituirlo velocemente? Si è forse creato un inciucio tra politica e Autostrade per rimandare la risoluzione del problema contando forse su un eccesso di pessimismo degli ingegneri?

2) La descrizione del 2009 era veritiera, quella del 2011 “anticipava i tempi”: nel 2011 qualcuno decide scientemente di “rallentare” gli interventi di manutenzione ordinaria che potevano mantenere la struttura nei margini di sicurezza. Perché? Per CREARE LE CONDIZIONI atte a consentire appalti urgenti e straordinari... ma questa sciagurata scelta avrebbe fatto precipitare la “finestra di sicurezza” del ponte Morandi più velocemente di quanto preventivato.

In entrambi i casi le responsabilità penali sarebbero gravissime. Non è ammissibile che nel XXI secolo un ponte crolli così da un giorno all’altro arrecando lutti irreparabili e ferite infrastrutturali INCOMPATIBILI con una nazione civile, industrializzata e democratica.

In questo scenario, usare la TRAGEDIA del crollo del 14 agosto per “sciacallare” CONTRO il governo in carica da pochi mesi è puro patrio masochismo. Dovremmo invece tutti insieme batterci per la verità fuori da ogni partigianeria politica.

Ho tratto lo spunto da questo articolo:

Il contesto in cui inquadrare la tragedia: