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mercoledì 22 febbraio 2017

Il diritto di contare (Hidden Figures, 2016)


Ieri ho avuto l'opportunità di vedere in anteprima Il diritto di contare, film statunitense del 2016, che verrà distribuito nei cinema italiani a partire dall'8 marzo 2017, giornata internazionale della donna. Diciamo subito che si tratta di una storia vera, tratta dal libro Hidden Figures: The Story of the African-American Women Who Helped Win the Space Race di Margot Lee Shetterly, pubblicato in Italia da HarperCollins col titolo Il diritto di contare (traduzione che non tradisce lo spirito dell'opera).

L'autrice è figlia di uno scienziato dei laboratori NASA di Langley e questo l'ha sicuramente aiutata a rievocare il contesto storico del libro: gli anni della guerra fredda, la corsa allo spazio con gli USA a rincorrere l'Unione Sovietica, il programma Mercury e il primo volo orbitale di John Glenn (10 mesi dopo l'exploit di Gagarin), i primi computer IBM che occupavano stanze intere (e che, anche smontati, non passavano per le porte!). Ma anche gli anni in cui la segregazione razziale era ancora la norma in molti stati USA, tra cui appunto la Florida, e le pari opportunità tra uomini e donne erano ancora molto in là dal venire, cosicché essere donna di colore significava scontrarsi contro i pregiudizi due volte, vuoi nella vita quotidiana (persino fare la pipì diventava un problema!), vuoi nell'ambito dello studio, vuoi nell'ambito del lavoro, anche quello altamente specializzato della NASA.

Vi sembra un pout pourri? Troppe cose per riuscire a funzionare insieme? Invece il film (e suppongo ancora di più il libro) ci riesce in modo appassionante, restituendoci uno spaccato dei primi anni '60 attraverso la vita di tre matematiche di colore che lavoravano al Centro Ricerche di Langley, Katherine Johnson (classe 1918), Dorothy Vaughan (1910-2008), Mary Jackson (1921-2005), tre amiche e colleghe che sono state capaci, ciascuna di loro, di primeggiare in un determinato campo scientifico-tecnologico all'interno della NASA:
  1. al fondamentale contributo dato da Katherine Johnson alla navigazione spaziale è debitore l'intero programma spaziale americano (Programmi Mercury, Gemini, Apollo, Shuttle ecc.);
  2. Dorothy Vaughan è stata la prima donna afro-americana a essere riconosciuta responsabile di un gruppo di lavoro NASA, nonché pioniera della programmazione FORTRAN dei sistemi mainframe;
  3. Mary Jackson a sua volta è stata la prima donna afro-americana a conseguire la laurea in ingegneria (fino ad allora alle persone di colore non era consentito accedere a questo titolo di studio) grazie al quale ha condotto importanti ricerche nel campo dell'aerodinamica.
Se tutto questo non vi basta per incuriosirvi, aggiungo che:
  • il film si presenta alla notte degli Oscar 2017 con tre candidature, al Miglior film, alla Migliore sceneggiatura non originale e alla Miglior attrice non protagonista - per il ruolo di Dorothy Vaughan - a Octavia Spencer (già vincitrice della medesima statuetta nel 2012 grazie alla sua indimenticabile performance in The Help);
  • la protagonista Katherine Johnson è magistralmente interpretata da Taraji P. Henson, che ha sfiorato l'Oscar 2009 alla Miglior attrice non protagonista con il film Il curioso caso di Benjamin Button;
  • nel film riveste un ruolo importante Kevin Costner, con una interpretazione finalmente degna dei suoi tempi migliori;
  • per ultimo la colonna sonora è opera dell'immancabile Hans Zimmer e vede la partecipazione di un mattatore di hit qual è Pharrell Williams.
Buona visione al cinema dall'8 marzo in poi.

11 commenti:

  1. @tutti
    Quasi in topic: la NASA ha appena annunciato la scoperta di un sistema extrasolare (Trappist-1) a circa 40 anni luce da noi con 7 pianeti di cui almeno 3:
    - con atmosfera e stagioni
    - di massa/dimensioni simili alla Terra
    - nel range di distanza dalla stella compatibile con lo sviluppo della vita
    Se ho capito bene almeno! :)
    Certo non proprio a un tiro di schioppo, però credo sia la prima volta che si identificano così tanti pianeti simili alla Terra in un solo sistema extrasolare... wow!

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  2. La febbrile ricerca, negli ultimi anni, di questi esopianeti, mi induce una profonda tristezza.
    Ho come l'impressione che qualcuno, molto influente, si sia reso conto che questa terra è ormai irreversibilmente spacciata.

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  3. @CLaudio
    Senza volare come Pindaro ad anni luce di distanza, ho pensato la stessa cosa che hai pensato tu rispetto alla sempre più incalzante corsa verso Marte e ai relativi progetti di terraforming.

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  4. O.T.: Articolo interessante: un freno automatico a troll & C.?

    http://www.agi.it/innovazione/2017/02/23/news/larma_di_google_contro_lodio_nel_web_perspective-1523609/

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  5. @Paul
    Speriamo che google si muova a implementare la moderazione automatica anche in italiano: la sperimenterei subito qui nel blog!

    P.S. Hai visto l'imperdibile google's doodle di oggi?! :D :D :D
    https://www.google.it/logos/doodles/2017/seven-earth-size-exoplanets-discovered-6423181526040576-hp.gif

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  6. > Hai visto l'imperdibile google's doodle di oggi?!
    Spiritoso, l'esopianeta che fa ciao ciao...
    In rete ci sono stati tantissimi commenti cretini su questa scoperta, al solito...gente con pochi neuroni.

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  7. Quel che stupisce della ricerca di esopianeti il dubbio che ne esistano di capaci di ospitare forme di vita più o meno intelligente, come se il nostro sistema solare continuasse ad essere in qualche modo un "centro" privilegiato dello spazio visibile. Davvero Giordano Bruno a 417 anni dal rogo continua a essere considerato un eretico. In universi di innumerevoli sistemi astrali tendenti all'infinita diversità non vi possono essere dubbi sull'esistenza di innumerevoli ecosistemi comprendenti forme di vita intelligente, simili o diverse, meno evolute e più evolute rispetto a quelle terrestri.

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