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mercoledì 6 luglio 2011

Comunicare senza conflitti con la CNV

Oggi, a zonzo in libreria, mi è caduto l'occhio sopra un piccolo libro, formato quaderno, con la copertina di un puffo colore, decisamente rasserenante: Quaderno di esercizi per comunicare senza conflitti con la CNV di Anne van Stappen.

Comunicazione Non Verbale, ho pensato, poi, guardando meglio ho letto: Comunicazione NonViolenta... bingo! Sembrava fatto apposta per me ed il blog.

Ho così scoperto l'esistenza di Marshall Rosenberg, il padre della della Comunicazione Nonviolenta, nonché allievo di Carl Rogers (1902-1987), padre carismatico della cosiddetta psicologia umanistica e  mio mito quando, ehm, mi residuava ancora una folta chioma sul capo.

Alla base della Nonviolent Comunication c'è naturalmente l'empatia, la capacità di comprendere cosa sta provando la persona con cui comunico. 

Lo scopo di questo quaderno - scrive la van Stappen nella prefazione - è diffondere il più possibile questa arte di vivere che è la CNV, per realizzare uno dei sogni de suo fondatore: che ciascuno possa scoprire un modo di relazionarsi che incoraggi la pace, la benevolenza e la cooperazione. Così, per far rispettare i propri bisogni e i propri valori, le persone avranno a disposizione strategie diverse dal distruggere, dall'attaccare o dall'uccidersi a vicenda.

Nelle nostre relazioni - continua l'autrice - è davvero possibile essere pacifici senza essere spenti, vivi e veri senza essere vulcanici, naturali senza essere impulsivi?
Esiste un modo di affermare se stessi senza schiacciare gli altri e di ascoltare gli altri senza dimenticare se stessi? Esiste una terza via tra il travolgere e l'ingoiare le parole?

Questa poi mi è piaciuta parecchio (e chi ha orecchie per intendere intenda): La CNV è ecologica per eccellenza, perché aiuta a trasformare l'energia CONTRO in energia PER. In effetti criticare, rimuginare, brontolare o scagliarsi contro gli altri richiede un'energia considerevole ed è poco produttivo.

Bene, come il maestro con l'allievo, il libro arriva quando il lettore è pronto. Comincio oggi questo percorso: m'impegno a riversare qui dentro i brani più interessanti che incontrerò e i diversi "modi di pensare e parlare" che imparerò dalla CNV. Avrò in tutti voi che mi leggete dei solerti verificatori dei risultati e alla fine mi promuoverete o boccerete. 

Lancio infine un piccolo appello. Spero che si possa camminare e procedere insieme nella CNV e che qualcuno di voi s'aggreghi ai miei sforzi. Insomma, chi mi ama e pure chi mi odia mi segua! :-)

"Non si vince se si vince da soli o a scapito di qualcuno."

15 : commenti:

Pietro ha detto...

Bello! Cerco di procurarmi questo interessante "quaderno"...ti seguo

Anonimo ha detto...

Daniele
hai visto..non è servito neanche riportare qualche passo del libro.
questi argomenti calmano le acque. Se c è un discorso che sta diventando troppo agguerrito, con toni troppo accesi...et voilà ci butti giù un paio di post come questo e tutto si calma.
Sei un furbaccione!

Giu7 ha detto...

mavaffanbicchiere

Anonimo ha detto...

giu7
scusa a chi ti rivolgi?
e cosa vuol dire?

Daniele Passerini ha detto...

@Pietro
@robi
2 su... devo smettere di fare questi "test di sensibilità" sul blog: i risultati sono da sconforto al quadrato!

@Giu7
Disse Santoro a Masi:
M'hai proprio rotto i "vasi".
Rispose Masi a Santoro:
Scusa, obbedisco a "loro".
:-)

Giu7 ha detto...

@robi

Scusa la mia mania di fare battute.
Non mi rivolgo a nessuno in particolare.Ipoteticamente potrebbe essere rivolto a Daniele che ha colto l'ironia e il riferimento a Santoro e Masi.

Unknown ha detto...

@Daniele
"2 su... devo smettere di fare questi "test di sensibilità" sul blog: i risultati sono da sconforto al quadrato!"

Ah ah ah... Sei simpatico Daniele... e mi sa che sei un furbacchione :-)
Ma tant'è, se hai voluto fare un test avrai avuto i tuoi motivi, anche se il risultato non è così inaspettato, vero? Sono certo che sai benissimo che le "cose accadono" e a volte siamo pronti a coglierle ed altre, molte altre volte, no. Passavi in libreria, hai visto questo libro e hai colto: era il momento "giusto". Chissà, forse c'entrano anche alcuni scambi su altri post, che hanno piantato un seme... Forse questo libro smuove in te una domanda che ti fai da tempo, sulla comunicazione efficace, sulla democrazia, sulla necessità di "fare qualcosa" per condividere altre modalità di scambio, oltre a quelle ben note del conflitto. Lo hai proposto qui e non molti hanno fatto altrettanto. Non sconfortarti, se puoi. La tua "parte" è quella di mostrare un'altra via, in cui credi. Quella degli altri è cogliere ciò che sentono essere loro utile. Ma so che questo già lo sai...

Ma tornando al libro... Ho cercato un po' in giro per farmi una idea di questa CNV. L'argomento mi sembra interessante, e in un certo senso "geniale" nella sua semplicità. Parlo di semplicità perché sento che si tratta di qualcosa che, fondamentalmente, è "istintivo" per chiunque cerchi con passione e umiltà la comunicazione profonda, empatica, essenziale, che abbia una visione chiara della dignità dei propri desideri e cerchi con interesse vero l'essenza dell'altro, senza pregiudizi. Rappresenta la base irrinunciabile di uno scambio tra pari.

Sono invece perplesso sulla possibilità che l'utilizzo di questa, in quanto "tecnica di comunicazione", possa portare a una vera crescita, finché resta una tecnica. Temo che sia necessaria una "preparazione" che derivi dalla vita e dall'esperienza. Come tanti "manuali" può magari fare luce sui perché di certe cose che già fai, e soddisfare una esigenza di "comprensione" intellettuale, ma difficilmente scatena veri cambiamenti profondi, proprio perché la comprensione vera quasi mai passa dal "sapere". Credo che la lettura di un libro come questo possa portare, al momento giusto, della sana "illuminazione" su se stessi, sulle proprie motivazioni profonde, sui propri meccanismi (e non è certo poco), ma rischia di essere deludente se chi lo legge lo intende come un mezzo per imparare la strada per "raggiungere" meglio gli altri, perché non tiene conto della "disponibilità" altrui. È sicuramente vero che essere "aperti e in ascolto" predispone l'interlocutore ad una migliore disposizione di animo, e facilita lo scambio. Forse però un libro come questo può solo insegnare a chi è già in ascolto un modo per metterlo in evidenza, come può insegnare a chi vuole fingere, nuove tecniche per meglio ingannare chi si sente trascurato.

In ogni caso penso che tu abbia fatto bene ad inserire il libro in questa vetrina, Daniele. Questo è quanto potevi fare. Per il resto, per la "tua" comunicazione, penso che tu abbia già tutti gli strumenti per fare molto bene :-)

Un abbraccio.

ant0p. ha detto...

ma non è che la sensibilità sia sempre un pregio, anzi spesso crea più problemi che altro:))

Anonimo ha detto...

ant0p
il cappellino ti dona.
è la protesi al braccio sinistro che non so giudicare...

Unknown ha detto...

@ant0p
da "scienziato" a scienziato.

In un laboratorio (come d'altronde nella vita), "troppa sensibilità" raramente è un problema: è possibile modularla, ed usarne la quantità necessaria. Certo questo richiede consapevolezza, responsabilità ed esperienza. Purtroppo, invece, la strada opposta è quasi sempre impercorribile. Tuttavia intuisco che a te la sensibilità non manchi affatto :-)

Un abbraccio.

ant0p. ha detto...

ovvio che anch'io ho le mie sensibilità, ognuno ha le sue e non è il caso di vantarsene. che ne so..i nazi sono molto sensibili alla configurazione razziale delle persone e per questo hanno grossi problemi, io invece in quello sono insensibile e penso di essere fortunato..
così come ci sono persone molto sensibili al modo di comunicare verbalmente..e anche quello è un problema..perchè sono i primi a dar fuori di matto e a alzare le mani quando si litiga:)) e allora magari hanno bisogno di questi libretti pratici per evitare di alzare i toni..mentre io non penso di averne bisogno visto che ho sempre saputo sempre gestire la violenza verbale e psicologica evitando che degenerasse in qualcosa di peggio. questo per quanto riguarda la comunicazione personale, se poi si tratta di tattiche di comunicazione di gruppo o collettiva è un'altra cosa, ma quelle sono cose che interessano solo a chi fa attività in contatto collettivo con le persone, a me no..per fortuna posso trattare con una persona alla volta:))

Unknown ha detto...

@ant0p

Quando uso il termine "sensibile" intendo "acutezza percettiva", ossia una capacità di accorgersi di ciò che accade, anche quando è sottile e poco apparente. Mi fermo a questo aspetto. Poi c'è la reazione che ognuno può mettere in atto di fronte a qualcosa che ha percepito. Per me sono due questioni disgiunte. È possibile essere molto sensibili e poco suscettibili, ad esempio.

Nel tuo ragionamento sembri mettere la sensibilità alla radice dei comportamenti aggressivi, forse perché, giustamente, associ la sensibilità con la possibilità di sentirsi feriti. Beh, certo che se sono sordo mi è difficile offendermi per un insulto, tuttavia l'insulto rimane. Sembra quasi che per te "sentire poco" sia un pregio, perché espone a minore possibilità di soffrire e di avere risposte aggressive, come avere una corazza.

Personalmente credo poco alle "corazze" e alla insensibilità. Credo che l'essere umano abbia, come tutti gli animali, una grande sensibilità innata. È possibile dissimularla, è possibile smettere di ascoltarla, è possibile arrivare a credere di non averla, che sia meglio così, che questo renda più forti.

Per me invece la vera forza dell'essere umano è la sua capacità empatica, che si fonda sulla sensibilità reciproca e sulla capacità di immedesimazione. Nel nostro cervello esistono neuroni specifici a questa funzione, che è una delle strategie della sopravvivenza di specie.

Se è così, soffrire sembra inevitabile. Sì, in parte lo è, per fortuna, perché ciò ci da anche la possibilità di gioire. La funzione è la stessa, è sempre questione di sensibilità. Essere forti però non ha a che vedere con il non soffrire. Essere forti è partecipare alle umane vicende, compresa la sofferenza, sapendo sempre con chiarezza di chi essa sia. Essere forti è sapere chi si è, per non confondersi con gli altri, con quello che vorrebbero fossimo o quello che vorremmo che gli altri credessero che siamo. Essere forti è essere se stessi, sempre e comunque, senza pretesa di essere migliori.


(**) ...
Non mi interessa sapere quali pianeti quadrano con la tua luna,
voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dolore,
se le difficoltà della vita ti hanno portato ad aprirti oppure…
a chiuderti in te stesso nel timore di soffrire ancora!

Voglio sapere se sei capace di stare nel tuo dolore,
tuo e mio, senza nulla fare per nasconderlo,
o allontanarlo o cristallizzarlo.

Voglio sapere se sei capace di stare nella gioia,
tua e mia, se puoi scatenarti nella danza e lasciare che l’estasi
ti invada fino alla punta delle dita dei piedi o delle mani,
senza esortarci ad essere prudenti, realisti, o consapevoli dei limiti umani.

Non mi interessa sapere se la storia che mi racconti è vera.
Voglio sapere se sei capace di deludere un altro
per restare fedele a te stesso, e non tradire mai la tua anima
a costo che altri ti chiamino traditore.
...

Un abbraccio.

(**)Da una preghiera indiana:
http://unanessunacentomila.blog.tiscali.it/2009/05/16/ci___che_mi_interessa_di_te_e_di_me_1988101-shtml/

Anonimo ha detto...

ant0p
la mia non vuol essere una derisione.
al contrario mi ha colpito la tua foto perchè ha un che di strano
ciao

ant0p. ha detto...

@robi
è una foto con la webcam messa lì così per divertirsi col vapore e le pentole:)) i cappelli sono gli effetti di default nel programmino della webcam..

Anonimo ha detto...

Daniele
46 anni oggi!! Te sì vecio...
eheheh
eh quando avevamo 20 anni quelli sopra i 40 erano "vecchi"
ma i 20enni non sanno che lo spirito non invecchia mai..
ciao

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