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venerdì 11 gennaio 2008

Semi e fioriture di Gibran


Devo ancora incontrare un ignorante
le cui radici non affondino nella mia anima.


(G. Kahlil Gibran - "Massime Spirituali")

Avevo attorno ai 18 anni quando mi fu regalato il mio primo libro di Kahlil Gibran (1883-1931), che è anche la sua opera giustamente più famosa "Il Profeta": uno dei libri più belli e profondi che sia mai stato scritto. Da allora ho letto altre sue opere, scoprendomi sempre vicino al suo modo semplice di osservare la vita, che pur tuttavia a certuni non appare semplice.


Ho messo insieme un piccolo percorso di brevi citazioni - tratte soprattutto da alcune sue opere "minori" - che hanno in comune immagini legate alla similitudine tra i cicli della natura - vegetativi, stagionali, meteorologici - e le maree dell'animo umano... nell'ottica del come in basso così in alto.

Il disegno accanto è dello stesso Gibran.



La solitudine è una tempesta silenziosa che spezza tutti i nostri rami secchi; e intanto spinge più in profondità le nostre radici vive dentro il cuore vivo della viva terra. (da "Sabbia e Schiuma") 

La tempesta è capace di disperdere i fiori ma non è in grado di danneggiare i semi. (da "Self-Portrait") 

Gli affetti del cuore sono come i rami del cedro; se l'albero perde un ramo robusto, soffre, ma non muore. Riversa tutta la vitalità nel ramo accanto, perché possa crescere e riempire il posto vuoto. (da "Le ali spezzate") 

In un campo ho veduto una ghianda: sembrava così morta, inutile. E in primavera ho visto quella ghianda mettere radici e innalzarsi, giovane quercia verso il sole. Un miracolo, potresti dire: eppure questo miracolo si produce mille migliaia di volte nel sonno di ogni autunno e nella passione di ogni primavera. Perché non dovrebbe prodursi nel cuore dell'uomo? (da "Gesù figlio dell'uomo") 

La tristezza è come un muro tra due giardini. (da "Sabbia e Schiuma") 

In autunno raccolsi tutti i miei dolori e li seppellii nel mio giardino. E quando Aprile ritornò e il bel tempo si risposò con la terra, crebbero nel mio giardino fiori bellissimi, diversi da tutti gli altri. I miei vicini vennero a vederli, e mi dissero tutti: "Quando tornerà l'autunno, e la stagione della semina, non vorresti darci un po' dei semi di questi fiori per poterli piantare nei nostri giardini?" (da "Sabbia e Schiuma")
Naturalmente mi è già capitato di parlare di Gibran sul blog; ricordo in particolare questi due contributi:

1 : commenti:

danDapit ha detto...

Anche a me Gibran piace...
Molto mi piacque l'epistolario tra lui e Mary Haskell, le riflessioni contenute nelle sue lettere erano profonde, e pregne di sentimento! Quell'epistolario mi incantò!
Anche per il feeling ricco e "dorato" che c'era fra loro...

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